Questo non è un articolo sul lavoro ma riguarda comunque il mondo degli adulti. Solo, lo vorrei vedere da un altro punto di vista. Quello dei bambini. Qualche giorno fa sono tornati in Italia due carissimi amici per i quali decido di usare due nomi di fantasia: Franco e Cecilia. Sono una coppia che ha adottato due bellissimi bambini, fratello e sorella, provenienti dal Vietnam. L’argomento non è l’adozione però. Quello che si vede in foto con la felpa gialla è mio figlio Lorenzo. Nato e cresciuto in Italia. Abbiamo atteso il rientro di questa nuova famiglia per giorni, e durante l’attesa, ho cercato di preparare Lorenzo che ha sette anni, al fatto che avrebbe conosciuto due nuovi amici. Ho spiegato a mio figlio che non avrebbe potuto comunicare in italiano, che avrebbe dovuto avere pazienza, perché non sarebbe stato possibile subito, intraprendere una normale relazione con bambini così distanti da lui per cultura e abitudini. Quanto mi sono sbagliato! Che adulto ingenuo sono stato. Non è servito nulla a loro per costruire una giornata di giochi, di amicizia e condivisione. Nessun traduttore on line. Nessun Chatgtp e nessun mediatore culturale! Qualche automobilina, un pallone e una giornata di sole. Questo è bastato per consentire loro di trascorre ore a giocare, sudare e non so come, comunicare. Li ho visti organizzarsi, decidere, scegliere, fare le squadre…
Ora riguardo questa foto e mi vengono in mente le assurde complicazioni adulte nelle relazioni. Le aspettative dell’uno nell’altro. Le logiche del comportamento sociale, il sospetto, le prudenze, il pregiudizio. Che mondo stupido quello di noi adulti. Abbiamo bisogno di un pezzo di carta che garantisca che siamo chi diciamo di essere, e di altri pezzi di carta che ci diano il permesso di superare un invisibile linea tracciata non so più neppure dove, che fa di me un italiano e di te un inglese. Abbiamo bisogno di scrivere un titolo da qualche parte perché si possa dire, “sono medico, sono ingegnere, sono un top manager…” un sacco di “io sono” che non fanno altro che costruire distanze. Fino a quelle tragiche di assurdi “io sono israeliano e io palestinese”, “io russo tu ucraino”. Milioni di milioni di euro e dollari spesi per costruire distanze e muri. Milioni di vite separate da logiche di “differenze”. Sono bastati pochi euro in macchinine per consentire a questi tre bambini di costruire invece uguaglianza, amicizia, fraternità. E a noi tocca ascoltare dibattiti sul 25 Aprile e chi pretende ci si dichiari questo o quello. Il mondo degli adulti è costruito sugli errori e sugli orrori. Secoli di storia impiegati a costruire confini, logiche di dominazione. Aspettiamo il Natale come il più alto momento di ipocrisia, buono a vendere pandori e riascoltare la tediosa melodia di Lennon che ora altro non è che un jingle per un qualche braccialetto da incartare sotto un albero sempre troppo piccolo, perché Dio non voglia, si debba attendere il bambinello senza qualche palla da 50 euro! E ancora divisioni, su chi è che ha la versione di Dio più figa! Il mio è meglio del tuo! Ah! Che alto esempio di come sfruttare il genio umano! Abbiamo bisogno di chiamarla artificiale, l'intelligenza. E siamo tutti preoccupati di uno posto nella storia! Dovremmo voler entrare nella "geografia" dico io! Almeno impareremmo a conoscere l'altro e una buona volta, smetteremmo di chiamarlo altro! Forse questa mattina mi sono svegliato retorico. Ma sapete, oggi non lo trovo né banale né sbagliato. Oggi lo trovo semplice. Il mondo dei bambini è fatto di presente, sul qui e ora. Conta solo esserci. Tutti diciamo di avere dei bambini meravigliosi. Impariamo da loro e aiutiamoli a non diventare adulti! Mai!
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